lunedì 14 maggio 2012

Tre domande a Giulia Brivio

Da un'idea tua e di Federica Boràgina nasce qualche anno fa Boîte, free press e associazione culturale. Come si è sviluppato il progetto e quali frutti ha prodotto fino a questo momento?
Dal primo numero a oggi – è appena uscito il nono – la linea editoriale è rimasta la stessa, raccontare e spiegare l'arte visiva contemporanea partendo dalla storia. Docenti universitari e critici introducono ogni numero con un articolo storico sull'argomento trattato.
I numeri sono rimasti monografici, ma le rubriche sono aumentate, coinvolgendo più autori e aprendosi a diversi punti di vista: dalla rubrica di critica d'arte, a quella di suggerimenti bibliografici e di analisi di mostre storiche.
L'intento di accompagnare un pubblico più allargato verso l'arte attraverso la nostra passione per essa e per la scrittura è ambizioso, ma lentamente si compie.
Nell'ultimo anno sono nate collaborazioni con diverse associazioni attive in Italia, per la consulenza nella realizzazione di cataloghi e pubblicazioni. In questo periodo di crisi, non solo economica, la collaborazione, lo scambio e il dialogo sono vitali per chi si occupa di cultura.

Perché chiudere tutto in una scatola?
Una scatola per conservare, per custodire. Una scatola come quelle che Duchamp utilizzava per riporre le sue note e spiegazioni dei suoi lavori, o le riproduzioni delle sue opere per portarle in viaggio.
In una realtà fatta sempre più di supporti digitali e di contenuti virtuali, abbiamo scelto di riportare l'attenzione sull'oggetto concreto e sulla percezione fisica: le scatole devono essere toccate, aperte, le pagine estratte con delicatezza dal cartone. Non è una rivista da sfogliare distrattamente in metropolitana.
Una scatola come invito alla curiosità: scopri cosa contiene.

Tutta l'arte è stata contemporanea: credi che oggi sia riconosciuta la giusta importanza alla conoscenza storica, oppure i nostri tempi vanno troppo di fretta per riflettere sul passato?
Oggi la conoscenza storica è quasi unicamente relegata all'ambito accademico, che è la culla di Boîte, nata proprio tra i banchi dell'università. Purtroppo molti curatori e gli stessi artisti non trovano il tempo di riflettere e studiare la storia. Spesso ci si accontenta di approssimate citazioni catturate da Wikipedia e non si approfondisce la conoscenza del passato, anche per la mancanza di capacità di ricerca, che invece oggi più che mai è importante perché "rinfresca" la mente, rende il pensiero dinamico e profondo, oltre all'innegabile fascino dei documenti del passato, dove si scoprono storie incredibilmente attuali.


Giulia Brivio (1981) è co-direttrice, insieme a Federica Boràgina, di Boîte. Ha collaborato con diverse riviste di arte contemporanea e dal 2005 al 2011 è stata responsabile dell'Archivio Artisti di Viafarini DOCVA, alla Fabbrica del Vapore di Milano. Attualmente è project manager del Fiorucci Art Trust di Londra.

Per approfondire:
boiteonline.org

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